Il caso di Tunisia
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Il
lavoro originale completo, scritto in italiano, é opera di: Dott.
Touhami GARNAOUI, via Roma, 40
02040 Tarano (Ri) I
Email: touhami@virgilio.it
Gli editori interessati sono invitati a pubblicare l'opera completa in lingua inglese.
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Introduzione
Si è interrogato
sui grandi cambiamenti che sconvolgono la vita quotidiana in una situazione
mediterranea complessa e che si presenta anche come un caleidoscopio
di inganni. In ogni caso, l'immagine del Nord Africa in Europa e quella
dellEuropa in Nord Africa riportano flussi di popolazione che
si incrociano in maniera dissonante. E perciò le posizioni. sia
dal punto di vista culturale, sia da quello cultuale, che da quello
sociale, restano distanti. Intorno all'Europa, essi diventano una corona
dell' "antico" e insieme del "diverso", creando
quella sottile angoscia che si prova di fronte ai fenomeni più
profondi che vistosi, quasi negati ad una vera conoscenza.
Con molta curiosità
e tanti dubbi, si è convocato tutto il passato e anche il presente,
raccolto dei documenti; si è voluto lavorare per restituire una
immagine di quel caleidoscopio e raccontare una escursione attraverso
la storia dei popoli che sono approdati in Tunisia. Una escursione che
si è voluta piena di impulsi su una base conoscitiva comunque
piena di vuoti.
Il proposito è
quello di tentare, non di dare delle risposte, ma, focalizzando la rilettura
su alcuni aspetti, di spingere il lettore ad immaginare delle risposte
ad alcune domande (Qual è lo spazio geografico tunisino? La Tunisia
è Occidente o Oriente? Perché la Tunisia è stata
nella Storia soltanto terra di penetrazione? Perché la forma
di organizzazione politica è basata sulla figura del capo? Perché
la Tunisia che era considerata il granaio di Roma è obbligata
oggi a lottare contro la desertificazione? Perché la memoria
è negata alla Tunisia come se fosse colpita dal morbo dell'Alzheimer?
Perché l'elite ha amministrato il paese per conto di terzi? Dove
va la Tunisia?
)
A ben guardare,
non sono domande che riguardano soltanto la Tunisia. Ma sono domande
che non si pongono, ci sembra, in Tunisia, e la cui risposta potrebbe
aiutare a impostare le linee di una politica complessiva di sviluppo
più credibile e che va al di là della semplice "mise
à niveau" immaginata dall'Unione europea, per accompagnare
gli Accordi di Associazione.
D'altra parte, si
è cercato di rileggere la Storia della Tunisia, una delle più
lunghe storie del mondo, non per fotogrammi, né secondo un unico
modello interpretativo, la Storia come spazio - movimento di Braudel
ad esempio, ma ricercandone la traiettoria. I fotogrammi che traducono
il cammino della storia, il nostro cammino personale.
Malgrado i suoi
grandi limiti, questo lavoro storico vuole essere nello stesso tempo
esercizio di conoscenza, di critica e di autocritica.
Di critica, innanzitutto,
di resistenza cioè al nulla che incombe, sognando una Tunisia
e un Nord - Africa progrediti, soprattutto in termini di istituzioni
politiche e di opere culturali e sociali. Vale qui l'osservazione di
Benedetto Croce in Storia d'Europa nel secolo decimo nono: "alla
fine delle avventure imperiali e delle ideologie 'dispotiche e geniali'
di appoggio per secoli, e a volte il tempo di una generazione, in ogni
popolo si riaccende la speranza di poter ridefinire il proprio patrimonio
territoriale e culturale, e ricostruire il proprio futuro di libertà.
Questa speranza si alimenta dalle delusioni e dagli insuccessi che vengono
alla luce".
Questa rilettura
è anche l'espressione di gratitudine per la Tunisia e per la
sua gente dolce e generosa, che ha donato se stessa e i frutti del suo
lavoro e della sua terra agli altri nel corso di molti secoli.
Il lavoro si articola
in cinque volumi che corrispondono ad altrettanti momenti storici della
vita del paese.
- Volume 1. Cartagine
Missionaria di civiltà
- Volume 2. Il
periodo Romano e Cristiano
- Volume 3. La
conquista Araba
- Volume 4. La
lunga notte
- Volume 5. La
Repubblica
Cartagine
Missionaria di civiltà: Il primo volume, attualmente
in fase di preparazione editoriale, si compone di 5 parti:
PARTE
PRIMA: L'Ambiente
Capitolo I: L'Ambiente
Fisico (Posizione e denominazione; la montagna; il deserto; le oasi;
altipiani e colline; pianure)
Lo spazio geografico
del Nord Africa ha delle caratteristiche peculiari:
la varietà
degli appellativi: Libia nei poemi omerici, Numidia e Africa romane,
Maghreb e Gesirat al - Maghreb secondo gli Arabi, Barbarie nel medio
- evo, Nord Africa francese, composto da Tunisia, Algeria e Marocco,
Unione del Maghreb Arabo oggi che va dalla Libia al Mauritania;
la quasi - insularità
della regione, praticamente chiusa su tre lati, dall'Atlantico e dal
deserto, che fa sì che risulta più facile approdarvi che
uscirne. La Storia del Maghreb è quindi la Storia dei popoli
invasori venuti di volta in volta da Oriente e da Occidente, alla ricerca
di spazio, con interessi e ideologie contrapposte;
sebbene il Maghreb
è separato dall'Europa, le montagne si corrispondono dall'uno
all'altro lato del Mediterraneo, e sono ordinate in sistemi coerenti.
Un ponte unì la Sicilia alla Tunisia; un altro, il ponte betico,
esisté tra la Spagna e il Marocco;
terra ricca bramata,
il Maghrreb è un mosaico di spazi (alte montagne, deserti, oasi,
colline, pianure e empori marittimi) e di popoli.
Capitolo II:
L'Ambiente Umano (i periodi preistorici; il periodo
cartaginese)
Il Nord Africa è
stato sede sia delle civiltà paleolitiche più antiche
(l'Homo habilis di Ain Hanech in Algeria risale a più di un milione
di anni fa), sia di quelle neolitiche, le più avanzate della
Storia (la Ibero -Maurusiana e la Capsiana). E' nel deserto che la civiltà
neolitica si affermerà e realizzerà i suoi primi successi,
come lo testimoniano in particolare le magnifiche pitture rupestri dell'Hoggar
e del Tibetsi, di grande raffinatezza artistica. A partire da 3.000
a.C., si assiste ad un cambiamento radicale nei comportamenti sociali.
Si diffondono le necropoli proto - storiche che sembrano indicare l'organizzazione
di gerarchie sociali, com'è attestato dalla famosa tomba della
regina Tuareg Tin Hinan, ritrovata ad Abelessa (Tamanrasset, Algeria).
La transizione progressiva verso forme di vita agricola fu la conseguenza
delle grandi fluttuazioni climatiche. Sembra dettata più dalla
necessità e dalla lotta contro le avversità che da ragioni
di opportunità. Nel V. sec. a.C. Erodoto dà una descrizione
dei popoli stanziati nel Maghreb, già dominati da Greci e Fenici
o in contatto con loro e ricorda alcune loro usanze anche avanzate:
"i Greci presero l'abbigliamento e l'egida che adornano le
statue di Atene dalle donne di Libia". Tra Cartaginesi
e Berberi non si ebbe mai un'ostilità reale, durevole. Altrimenti
non si potrebbe spiegare come mai, per secoli, si siano conservate le
piccole borgate puniche dislocate come una lunga e fragile corona lungo
i litorali della Numidia (Tripolitana, Tunisia e Algeria) e Mauretania
(Marocco) e che costituiscono a tutt'oggi l'armatura urbana del Nord
Africa.
PARTE
SECONDA: I Fenici
Capitolo I:
La Fenicia (Chi erano i Fenici; la Fenicia; la base dello sviluppo fenicio:
il lavoro del legno)
La Fenicia, una
combinazione di mare e foresta, nasce dall'incontro - scontro tra Biblo,
Egitto e popoli del mare. I Fenici hanno potuto così passare
da taglialegna e commercianti di legno su zattera a grandi navigatori
d'alto mare, sviluppando prima una tecnologia adatta a questo tipo di
navigazione, poi un sapere ramificato in quasi tutti i settori dell'economia,
dallo sfruttamento delle risorse minerarie e agricole, a quello della
loro trasformazione, alla loro commercializzazione lungo una straordinaria
catena di distribuzione.
Capitolo II:
L'Economia Fenicia (i Fenici e la porpora Tiria;
i Fenici artigiani del vetro; i Fenici artigiani dei metalli preziosi;
i Fenici artigiani della ceramica; i Fenici artigiani dell'avorio; i
Fenici navigatori; i Fenici commercianti; i Fenici diffusori del benessere
economico)
I Fenici non si
limitarono a offrire prodotti di lusso e servizi qualificati ad alto
prezzo agli imperi che li circondavano, ma furono i primi produttori
ad aver inondato i mercati con i loro prodotti di massa, a prezzi tanto
bassi da poter essere acquistato anche dai popoli e dalle classi meno
abbienti.
Capitolo III:
La Cultura Fenicia (i Fenici inventori dell'alfabeto;
i Fenici urbanisti; i Fenici architetti; i Fenici artisti)
Oltre a essere stati
i primi diffusori del benessere economico, i Fenici furono i primi diffusori
della cultura a livello di massa, sconfiggendo l'analfabetismo con l'invenzione
di un alfabeto semplificato che un bambino può imparare in un
anno. I Greci si limiteranno a introdurre sistematicamente soltanto
le vocali, utilizzando il segno delle consonanti ridondanti nell'alfabeto
Fenicio.
Le città
Fenicie sorgono su promontori o su isole prospicienti la costa e rispecchiano
le esigenze di difesa e di insediamento di un popolo di navigatori.
Le acque lagunari erano le preferite, perché non danneggiavano
le chiglie. Non solo la scelta del luogo e l'edificazione, ma anche
la conservazione e la difesa richiedevano un notevole apparato tecnico.
Tiro è forse l'esempio più eloquente da questo punto di
vista.
Tiro era anche una
città ricca di templi, palazzi, piazze e mercati, dotata di un
imponente sistema difensivo di mura, di torri e di ingressi.
Le maestranze fenicie
erano così stimate che vennero assunte senza badare a spese dal
re Salomone.
La produzione artistica
e culturale Fenicia ha subito l'affronto dei popoli conquistatori e
denota sia una creatività propria, sia una influenza egizia prima,
che greca poi.
Capitolo IV:
Il Culto dei Fenici (i sacerdoti, riti e cerimonie;
il Panteon di Biblo; il Panteon di Sidone; il Panteon di Tiro; l'aldilà)
Stando alla testimonianza
di Philo di Biblo che sostiene di aver tradotto la sua "Storia
Fenicia" in greco da un originale Fenicio scritto da Sanchoniathon
di Berico, i Fenici erano monoteisti e Baal era adorato come unico Dio.
In seguito, quando venne introdotto il politeismo, Baal restò
la principale divinità.
Era conosciuto anche
con altri nomi: Baal Shamaim, El, Melek, Ram, Elion, Adonai, e il suo
corrispondente femminile era Baalat, Ashtart, Elat e, a Cartagine, Tanit
(la difficoltà di trascrizione dei nomi fenici è dovuta
all'assenza di vocali nell'alfabeto), connesse al culto della fertilità,
dell'amore e della guerra.
Il nome El (l'Alto,
Lui, Dio) sarebbe divenuto in seguito uno degli appellativi del Signore
degli Ebrei, Jahveh, poi dei Mussulmani, Allah. In epoca pre - islamica,
in Arabia, "Allat" era il nome di una delle tre divinità
femminili adorate nel tempio della Mecca (e fonte di offerte che arricchivano
i Meccani); le altre due erano al - Uzza e al - Manat. La fede in esse
fu rifiutata dal Corano, dopo una breve incertezza legata al celebre
episodio dei versetti satanici che avrebbero seguito in origine il versetto
20 della sura 53 detta della "Stella". Accortosi dell'origine
demoniaca di tale ispirazione, il Profeta Mohammed avrebbe eliminato
dal testo sacro i versetti in questione. A tale vicenda si ricollega
il titolo del romanzo "I versetti satanici" di Salman Rushdie
che ha destato una grande indignazione tra i mussulmani soprattutto
sciiti e ha portato alla fatwa che condanna a morte (siamo alle soglie
del 2.000 d.C.) dell'autore che vive, costretto, nella clandestinità.
Capitolo V: Il
I Fenici visti dai loro nemici (i Fenici e l'Occidente; i Fenici e il
sacrificio dei fanciulli; i Fenici e gli Ebrei)
La Storia dei Fenici
e dei Cartaginesi è nota soprattutto attraverso gli scritti,
da ritarare, dei loro nemici Greci e Latini. Sappiamo soltanto da Josephus
che esistevano a Tiro degli annali molto dettagliati degli eventi che
avevano coinvolto le città - stato Fenicie nei tempi antichi
e che vennero distrutte.
L'immagine dei Fenici
schizzata da Omero, trovò un perfezionatore in Erodoto, seguito
poi da Polibio, Livio, Virgilio, Cicerone e gli altri, che fornirono
pure le basi ideologiche, ricorrendo all'ambiguità e ai trucchi
narrativi un tantino scorretti.
Gli scrittori Latini
propagandarono anche l'idea che i Cartaginesi avevano degli usi e dei
costumi barbarici, come quello di sacrificare i loro bambini agli dei,
e coniarono una serie di vocaboli come "cannibalismo", dopo
la sconfitta di Canne inflitta da Annibale. Più tardi San Girolamo,
oltre l'olocausto dei bambini Fenici, fustigava la poesia erotica punica,
ritenendola perniciosa e dissoluta. Solo recentemente, si è cominciato
a interpretare la funzione del Tofet come un'area destinata ad accogliere
i resti dei bambini precocemente defunti.
Per Israele, i rapporti
con i Fenici erano, economicamente eccellenti, quasi biologici, essendo
Tiro una porta aperta sul mare e sul commercio mondiale dell'epoca,
politicamente e teologicamente, invece, cioè ideologicamente,
quasi catastrofici.
Capitolo VI:
La Storia della Fenicia in breve (L'espansione Fenicia fino alla fondazione
di Cartagine; dalla dominazione Assira a quella Babilonese; le guerre
Greco - Persiane; Alessandro Magno; la Fenicia contesa tra Tolomei,
Seleucidi e Armeni; l'impatto ellenistico sulla Fenicia; la Fenicia
fino alla conquista Araba)
La Storia Fenicia,
difficile da approfondire per l'assenza di testimonianze al riguardo,
è quella di un popolo tenace che seppe ricostruire le sue città
- stato con ardore rinnovato dopo ogni invasione. All'inizio del IV.
secolo, ci fu un importante anche se effimero sviluppo politico. Arado
e la sua nuova fondazione Tripoli, Sidone e Tiro si costituirono in
Federazione con un parlamento con sede a Tripoli, ricordato da Diodoro
Siculo; era il primo del suo genere in tutto il mondo mediterraneo orientale.
Dopo Alessandro Magno, vi furono grandi cambiamenti, dovuti alle distruzioni,
al dominio e al compromesso, che portarono ad un grande impoverimento
culturale endogeno. La presenza di grandissimi personaggi come Zenone
di Citium, Crisippo di Soli o Talete di Mileto, non fa dimenticare che
la lingua greca si era imposta su quella fenicia e che la religione
stessa, tanto temuta da Israele, si era convertita praticamente al culto
degli dei greci. Successivamente, dopo un periodo di anarchia, la Fenicia
conobbe un certo periodo di pace sotto gli imperatori romani e i primi
imperatori cristiani. Beirut, Tiro e Sidono avranno lo statuto di colonie.
Nel VI. secolo, un gruppo di perseguitati cristiani daranno vita nel
Nord Libano alla Chiesa Maronita. Nel 630, gli Arabi conquistarono la
Fenicia senza incontrare resistenze, dopo una trentina d'anni di saccheggi
persiano - bisantini.
PARTE
TERZA: Cartagine missionaria di civiltà
Capitolo I. L'insediamento
Cartaginese (La fondazione di Cartagine e la mitologia occidentale;
la città)
Gli annali di Cartagine
sarebbero stati abbandonati dai Romani, dopo il rogo della città,
a Micipsa figlio di Massinissa e, da questo trasmessi a Sallustio e
servirono alla sua "Guerra Giugurtina"; ma il lavoro è
rimasto incompiuto, e dei documenti non rimase traccia.
Cartagine fu probabilmente
fondata come insediamento fenicio. Elissa - Didono vi trovò asilo
e divenne regina, per sfuggire con un gruppo di fedeli al fratello Pigmalione,
poco disposto a dividere con lei il potere a Tiro. La sua storia mitologica
con Enea e quella con Jarba, re dei Massili e dei Getuli, terminate
con il suo suicidio, stanno a mostrare comunque una donna forte adatta
a regnare sul popolo cartaginese e che sarà oggetto di venerazione
e di emulazione nei secoli successivi.
Cartagine conobbe
la shoah e gli scempi ed è quindi difficile immaginare, a parte
la forte emozione che stringe il cuore del visitatore, che questi luoghi
racchiudevano il più ricco e più bel porto dei tempi antichi,
descritto da Appiano. La città poteva contare più di mezzo
milione di abitanti.
Capitolo II:
Lo Stato Cartaginese (Le istituzioni; la cultura;
il culto Fenicio - Cartaginese)
Il regime di Cartagine,
che dapprima monarchico si tramutò in repubblicano, non arrestò
per un momento il corso dei successi, in virtù della sapienza
dei fondatori. Nell'ultimo periodo, i poteri del Senato, composto da
rappresentanti delle ricche famiglie nobili, furono risicati dall'Assemblea
del popolo per iniziativa dei Barca. Probabilmente lo stesso ordinamento
si applicava agli altri centri cartaginesi.
Quel poco che è
rimasto della cultura e dell'arte cartaginese testimonia la sua grandezza
intrinseca e mostra in modo impressionante l'interconnessione del Mediterraneo
e dei suoi popoli.
Capitolo III:
L'Economia Cartaginese (Agricoltura: cereali,
viticoltura; olio d'oliva; Industria: estrattiva e di trasformazione;
l'artigianato; i cantieri navali; i sevizi: il commercio, la circolazione
monetaria, le tasse, il sale)
I Cartaginesi in
quanto fenici sono giustamente famosi come navigatori e commercianti;
nessun altro popolo al pari di loro ha meritato, tuttavia, l'appellativo
di missionari di civiltà, grazie allo sviluppo decisivo da loro
impresso all'agricoltura, alla silvicoltura e alla zootecnia.
Al loro arrivo in
Nord Africa, i Fenici trovarono un paese fertile ideale per i cereali,
la viticoltura, l'ulivo e l'allevamento, ma sapevano anche conservarne
la fertilità. Columella chiamava " padre dell'economia
del paese" Mago, autore di un trattato di agronomia di
al meno 28 volumi in lingua punica, scritti sulla base delle conoscenze
precedenti e l'osservazione diretta.
PARTE
QUARTA: L'Espansione Cartaginese
Capitolo I: In
Africa (i centri cartaginesi in Tunisia, Algeria, Marocco e Libia)
Procedendo verso
ovest, lungo la costa del Nord Africa, si elencano i centri punici.
"Sic transit gloria mundi": molti centri sono
oggi un sito archeologico (dove il più resta da fare) o sono
luoghi morti. Ma tanti centri esistono ancora e rappresentano l'ossatura
urbana del Nord Africa: Sousse, Tabarca, Bizerta, Jerba, Annaba, Constantine,
Skikda, Melilla (Sp.), Essaouira, Rabat, Tripoli,etc. Di Tipasa, diceva
Camus: "elle me donne l'orgueil de ma condition d'homme".
Capitolo II:
In Occidente (Creta, Cipro, Spagna, Sardegna, Sicilia, Malta)
Troviamo una breve
elencazione dei vari insediamenti fenici e cartaginesi, dei reperti
ritrovati e della funzione che ebbero nella vita economica dei popoli
punici.
PARTE
QUINTA: Le Guerre contro Cartagine
Capitolo I:
Le Guerre Greco - Cartaginesi (L'emigrazione greca in Cirenaica; la
battaglia di Alalia; la battaglia di Himera; le guerre di Agatocle;
le guerre di Pirro)
L'espansione fenicio
- punica nel Mediterraneo era dovuto ad una sorta di sviluppo di una
new economy basata sulla creatività, il commercio e le comunicazioni.
Nel caso della Grecia, si trattò di una vera colonizzazione,
inizialmente pacifica. Essa alleviò la pressione demografica
in patria, ove l'aridità dei suoli in diverse zone del paese,
l'arretratezza delle tecniche agricole e il latifondo non permettevano
di produrre sufficienti mezzi di sussistenza a masse sempre più
numerose. Inoltre, la colonizzazione greca è stata di derivazione
eterogenea e multietnica; ciò la condurrà a riprodurre
le stesse contraddizioni, le stesse lotte interne, ma anche la stessa
vita politico - culturale della patria.
La vittoria di Alalia
(535 a.C.), la prima vera battaglia nel Mediterraneo, segnò un
punto di rottura nell'equilibrio commerciale che si era formato nei
secoli precedenti tra Etruschi, Greci e Cartaginesi, il punto di discesa
della breve parabola Etrusca, e l'apparizione della coalizione latino
- cumana.
La sconfitta di
Himera una cinquantina d'anni dopo diede a Siracusa gloria e ricchezza.
Siracusa iniziò una politica espansionistica ai danni di Atene
che dovette cedere le armi, più tardi anche a Sparta e ai Persiani.
La lotta continuò contro Cartagine con esiti oscillanti e devastanti
fino all'avvento dei Romani che approfittarono della congiuntura a loro
favorevole.
Capitolo II:
La Prima Guerra Romano - Cartaginese (le cause;
la battaglia di Milazzo; la battaglia di Ecnomo; lo sbarco a Clupea
e la morte di Attilio Regolo; la battaglia di Drepana; la battaglia
delle Egadi; le ragioni della vittoria romana e le conseguenze; la Rivolta
dei Mercenari)
La prima guerra
sferrata da Roma contro Cartagine mirava alla conquista della Sicilia
secondo un disegno strategico militare e economico. Cartagine non seppe
né prevedere il pericolo romano, né contrastarlo con tutta
l'energia necessaria, dovendo anche combattere contro le città
della Magna Grecia, e affrontare le sollevazioni indipendentiste in
Africa che cominciano a guardare con favore l'impero romano nascente.
Da questo momento due saranno le costanti nella politica Nord Africana:
guardare al nuovo colonialismo con favore contro l'antico e affrontarlo
nella divisione e nel tradimento dei capi l'un l'altro, fomentato dai
nuovi conquistatori. Per ora Mato contro Narrava, innamorati tutti e
due della bella Salammbò, figlia di Amilcare, e che finirà
suicida. Oltre alla Sicilia, Roma s'impossessa della Sardegna e comincia
la pirateria lungo le coste africane.
Capitolo III:
La Seconda Guerra Romano - Numido - Cartaginese
(le cause; il periodo vittorioso di Annibale; la crisi; i rovesci; l'oligarchia
cartaginese e il Partito della pace; la lotta tra i patrizi e i preparativi
per lo sbarco in Africa; Massinissa conquista il trono della Numidia,
protettorato Romano; la sconfitta di Zama)
Vent'anni dopo,
Roma riapre le ostilità contro Cartagine per il possesso della
Spagna dove i Barca hanno cominciato a ricostruire un nuovo impero potente.
In un primo momento dovette subire soprattutto il genio di Annibale
che inflisse pesanti perdite agli eserciti romani. Annibale non poté
terminare la sua opera, più per l'opposizione politica in patria
che per la bravura dei Romani. Ma i Romani seppero di nuovo assicurarsi
l'appoggio dei Numidi che fu decisivo nell'ultima battaglia svolta sul
suolo africano. Adesso per contendersi il trono della Numidia, troviamo
Siface contro Massinissa, tutti e due innamorati della bella Sofonisba,
figlia di Asdrubale figlio di Giscone e che finirà suicida. Massinissa
sarà determinante nella vittoria romana di Zama contro Annibale
e salirà sul trono di Numidia, sotto protettorato romano.
Capitolo IV:
La Terza Guerra Romano - Numido - Cartaginese
(la Shoah di Cartagine, il cannibalismo Romano)
50 anni dopo, Roma
trovò ancora il pretesto, per Massinissa interposto, per cancellare
definitivamente Cartagine che si opponeva ancora alla sua espansione
in Africa. La città, che Massinissa sperava di avere come capitale
del regno, fu rasa al suolo. Cartagine continuò a bruciare per
17 giorni consecutivi, per ordine di Scipione Emiliano. Gli Scipioni
ancora oggi sono invocati nell'inno nazionale Italiano e ciò
è, per noi, motivo di turbamento. " un lascito scavato,
Phoenicia "
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compilato stato ed è progettato stato da Salim George Khalaf
Nota:
La parte di sinistra è il mio nome scritto in Hieroglyphico
Egiziano, in Greco, in Cyrillico (Bulgaro & Russo), in Arabo,
in Fenicio, in Ebreo e nel Latino.
Le osservazioni sono benvenute a Contact Phoenicia.org
Modificato:
Il 12 ottobre, 2000 |
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