Il caso di Tunisia

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Il lavoro originale completo, scritto in italiano, é opera di: Dott. Touhami GARNAOUI, via Roma, 40
02040 Tarano (Ri) I
Email: touhami@virgilio.it

Gli editori interessati sono invitati a pubblicare l'opera completa in lingua inglese.

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Alla ricerca del tempo perduto tra inganni e illusioni: Il caso di Tunisia
da Dott.
Touhami Garnaoui

La pagina in lingua inglese.

Introduzione

Si è interrogato sui grandi cambiamenti che sconvolgono la vita quotidiana in una situazione mediterranea complessa e che si presenta anche come un caleidoscopio di inganni. In ogni caso, l'immagine del Nord Africa in Europa e quella dell’Europa in Nord Africa riportano flussi di popolazione che si incrociano in maniera dissonante. E perciò le posizioni. sia dal punto di vista culturale, sia da quello cultuale, che da quello sociale, restano distanti. Intorno all'Europa, essi diventano una corona dell' "antico" e insieme del "diverso", creando quella sottile angoscia che si prova di fronte ai fenomeni più profondi che vistosi, quasi negati ad una vera conoscenza.

Con molta curiosità e tanti dubbi, si è convocato tutto il passato e anche il presente, raccolto dei documenti; si è voluto lavorare per restituire una immagine di quel caleidoscopio e raccontare una escursione attraverso la storia dei popoli che sono approdati in Tunisia. Una escursione che si è voluta piena di impulsi su una base conoscitiva comunque piena di vuoti.

Il proposito è quello di tentare, non di dare delle risposte, ma, focalizzando la rilettura su alcuni aspetti, di spingere il lettore ad immaginare delle risposte ad alcune domande (Qual è lo spazio geografico tunisino? La Tunisia è Occidente o Oriente? Perché la Tunisia è stata nella Storia soltanto terra di penetrazione? Perché la forma di organizzazione politica è basata sulla figura del capo? Perché la Tunisia che era considerata il granaio di Roma è obbligata oggi a lottare contro la desertificazione? Perché la memoria è negata alla Tunisia come se fosse colpita dal morbo dell'Alzheimer? Perché l'elite ha amministrato il paese per conto di terzi? Dove va la Tunisia?…)

A ben guardare, non sono domande che riguardano soltanto la Tunisia. Ma sono domande che non si pongono, ci sembra, in Tunisia, e la cui risposta potrebbe aiutare a impostare le linee di una politica complessiva di sviluppo più credibile e che va al di là della semplice "mise à niveau" immaginata dall'Unione europea, per accompagnare gli Accordi di Associazione.

D'altra parte, si è cercato di rileggere la Storia della Tunisia, una delle più lunghe storie del mondo, non per fotogrammi, né secondo un unico modello interpretativo, la Storia come spazio - movimento di Braudel ad esempio, ma ricercandone la traiettoria. I fotogrammi che traducono il cammino della storia, il nostro cammino personale.

Malgrado i suoi grandi limiti, questo lavoro storico vuole essere nello stesso tempo esercizio di conoscenza, di critica e di autocritica.

Di critica, innanzitutto, di resistenza cioè al nulla che incombe, sognando una Tunisia e un Nord - Africa progrediti, soprattutto in termini di istituzioni politiche e di opere culturali e sociali. Vale qui l'osservazione di Benedetto Croce in Storia d'Europa nel secolo decimo nono: "alla fine delle avventure imperiali e delle ideologie 'dispotiche e geniali' di appoggio per secoli, e a volte il tempo di una generazione, in ogni popolo si riaccende la speranza di poter ridefinire il proprio patrimonio territoriale e culturale, e ricostruire il proprio futuro di libertà. Questa speranza si alimenta dalle delusioni e dagli insuccessi che vengono alla luce".

Questa rilettura è anche l'espressione di gratitudine per la Tunisia e per la sua gente dolce e generosa, che ha donato se stessa e i frutti del suo lavoro e della sua terra agli altri nel corso di molti secoli.

Il lavoro si articola in cinque volumi che corrispondono ad altrettanti momenti storici della vita del paese.

    • Volume 1. Cartagine Missionaria di civiltà
    • Volume 2. Il periodo Romano e Cristiano
    • Volume 3. La conquista Araba
    • Volume 4. La lunga notte
    • Volume 5. La Repubblica

Cartagine Missionaria di civiltà: Il primo volume, attualmente in fase di preparazione editoriale, si compone di 5 parti:

PARTE PRIMA: L'Ambiente

Capitolo I: L'Ambiente Fisico (Posizione e denominazione; la montagna; il deserto; le oasi; altipiani e colline; pianure)

Lo spazio geografico del Nord Africa ha delle caratteristiche peculiari:

la varietà degli appellativi: Libia nei poemi omerici, Numidia e Africa romane, Maghreb e Gesirat al - Maghreb secondo gli Arabi, Barbarie nel medio - evo, Nord Africa francese, composto da Tunisia, Algeria e Marocco, Unione del Maghreb Arabo oggi che va dalla Libia al Mauritania;

la quasi - insularità della regione, praticamente chiusa su tre lati, dall'Atlantico e dal deserto, che fa sì che risulta più facile approdarvi che uscirne. La Storia del Maghreb è quindi la Storia dei popoli invasori venuti di volta in volta da Oriente e da Occidente, alla ricerca di spazio, con interessi e ideologie contrapposte;

sebbene il Maghreb è separato dall'Europa, le montagne si corrispondono dall'uno all'altro lato del Mediterraneo, e sono ordinate in sistemi coerenti. Un ponte unì la Sicilia alla Tunisia; un altro, il ponte betico, esisté tra la Spagna e il Marocco;

terra ricca bramata, il Maghrreb è un mosaico di spazi (alte montagne, deserti, oasi, colline, pianure e empori marittimi) e di popoli.

Capitolo II: L'Ambiente Umano (i periodi preistorici; il periodo cartaginese)

Il Nord Africa è stato sede sia delle civiltà paleolitiche più antiche (l'Homo habilis di Ain Hanech in Algeria risale a più di un milione di anni fa), sia di quelle neolitiche, le più avanzate della Storia (la Ibero -Maurusiana e la Capsiana). E' nel deserto che la civiltà neolitica si affermerà e realizzerà i suoi primi successi, come lo testimoniano in particolare le magnifiche pitture rupestri dell'Hoggar e del Tibetsi, di grande raffinatezza artistica. A partire da 3.000 a.C., si assiste ad un cambiamento radicale nei comportamenti sociali. Si diffondono le necropoli proto - storiche che sembrano indicare l'organizzazione di gerarchie sociali, com'è attestato dalla famosa tomba della regina Tuareg Tin Hinan, ritrovata ad Abelessa (Tamanrasset, Algeria). La transizione progressiva verso forme di vita agricola fu la conseguenza delle grandi fluttuazioni climatiche. Sembra dettata più dalla necessità e dalla lotta contro le avversità che da ragioni di opportunità. Nel V. sec. a.C. Erodoto dà una descrizione dei popoli stanziati nel Maghreb, già dominati da Greci e Fenici o in contatto con loro e ricorda alcune loro usanze anche avanzate: "i Greci presero l'abbigliamento e l'egida che adornano le statue di Atene dalle donne di Libia". Tra Cartaginesi e Berberi non si ebbe mai un'ostilità reale, durevole. Altrimenti non si potrebbe spiegare come mai, per secoli, si siano conservate le piccole borgate puniche dislocate come una lunga e fragile corona lungo i litorali della Numidia (Tripolitana, Tunisia e Algeria) e Mauretania (Marocco) e che costituiscono a tutt'oggi l'armatura urbana del Nord Africa.

PARTE SECONDA: I Fenici

Capitolo I: La Fenicia (Chi erano i Fenici; la Fenicia; la base dello sviluppo fenicio: il lavoro del legno)

La Fenicia, una combinazione di mare e foresta, nasce dall'incontro - scontro tra Biblo, Egitto e popoli del mare. I Fenici hanno potuto così passare da taglialegna e commercianti di legno su zattera a grandi navigatori d'alto mare, sviluppando prima una tecnologia adatta a questo tipo di navigazione, poi un sapere ramificato in quasi tutti i settori dell'economia, dallo sfruttamento delle risorse minerarie e agricole, a quello della loro trasformazione, alla loro commercializzazione lungo una straordinaria catena di distribuzione.

Capitolo II: L'Economia Fenicia (i Fenici e la porpora Tiria; i Fenici artigiani del vetro; i Fenici artigiani dei metalli preziosi; i Fenici artigiani della ceramica; i Fenici artigiani dell'avorio; i Fenici navigatori; i Fenici commercianti; i Fenici diffusori del benessere economico)

I Fenici non si limitarono a offrire prodotti di lusso e servizi qualificati ad alto prezzo agli imperi che li circondavano, ma furono i primi produttori ad aver inondato i mercati con i loro prodotti di massa, a prezzi tanto bassi da poter essere acquistato anche dai popoli e dalle classi meno abbienti.

Capitolo III: La Cultura Fenicia (i Fenici inventori dell'alfabeto; i Fenici urbanisti; i Fenici architetti; i Fenici artisti)

Oltre a essere stati i primi diffusori del benessere economico, i Fenici furono i primi diffusori della cultura a livello di massa, sconfiggendo l'analfabetismo con l'invenzione di un alfabeto semplificato che un bambino può imparare in un anno. I Greci si limiteranno a introdurre sistematicamente soltanto le vocali, utilizzando il segno delle consonanti ridondanti nell'alfabeto Fenicio.

Le città Fenicie sorgono su promontori o su isole prospicienti la costa e rispecchiano le esigenze di difesa e di insediamento di un popolo di navigatori. Le acque lagunari erano le preferite, perché non danneggiavano le chiglie. Non solo la scelta del luogo e l'edificazione, ma anche la conservazione e la difesa richiedevano un notevole apparato tecnico. Tiro è forse l'esempio più eloquente da questo punto di vista.

Tiro era anche una città ricca di templi, palazzi, piazze e mercati, dotata di un imponente sistema difensivo di mura, di torri e di ingressi.

Le maestranze fenicie erano così stimate che vennero assunte senza badare a spese dal re Salomone.

La produzione artistica e culturale Fenicia ha subito l'affronto dei popoli conquistatori e denota sia una creatività propria, sia una influenza egizia prima, che greca poi.

Capitolo IV: Il Culto dei Fenici (i sacerdoti, riti e cerimonie; il Panteon di Biblo; il Panteon di Sidone; il Panteon di Tiro; l'aldilà)

Stando alla testimonianza di Philo di Biblo che sostiene di aver tradotto la sua "Storia Fenicia" in greco da un originale Fenicio scritto da Sanchoniathon di Berico, i Fenici erano monoteisti e Baal era adorato come unico Dio. In seguito, quando venne introdotto il politeismo, Baal restò la principale divinità.

Era conosciuto anche con altri nomi: Baal Shamaim, El, Melek, Ram, Elion, Adonai, e il suo corrispondente femminile era Baalat, Ashtart, Elat e, a Cartagine, Tanit (la difficoltà di trascrizione dei nomi fenici è dovuta all'assenza di vocali nell'alfabeto), connesse al culto della fertilità, dell'amore e della guerra.

Il nome El (l'Alto, Lui, Dio) sarebbe divenuto in seguito uno degli appellativi del Signore degli Ebrei, Jahveh, poi dei Mussulmani, Allah. In epoca pre - islamica, in Arabia, "Allat" era il nome di una delle tre divinità femminili adorate nel tempio della Mecca (e fonte di offerte che arricchivano i Meccani); le altre due erano al - Uzza e al - Manat. La fede in esse fu rifiutata dal Corano, dopo una breve incertezza legata al celebre episodio dei versetti satanici che avrebbero seguito in origine il versetto 20 della sura 53 detta della "Stella". Accortosi dell'origine demoniaca di tale ispirazione, il Profeta Mohammed avrebbe eliminato dal testo sacro i versetti in questione. A tale vicenda si ricollega il titolo del romanzo "I versetti satanici" di Salman Rushdie che ha destato una grande indignazione tra i mussulmani soprattutto sciiti e ha portato alla fatwa che condanna a morte (siamo alle soglie del 2.000 d.C.) dell'autore che vive, costretto, nella clandestinità.

Capitolo V: Il I Fenici visti dai loro nemici (i Fenici e l'Occidente; i Fenici e il sacrificio dei fanciulli; i Fenici e gli Ebrei)

La Storia dei Fenici e dei Cartaginesi è nota soprattutto attraverso gli scritti, da ritarare, dei loro nemici Greci e Latini. Sappiamo soltanto da Josephus che esistevano a Tiro degli annali molto dettagliati degli eventi che avevano coinvolto le città - stato Fenicie nei tempi antichi e che vennero distrutte.

L'immagine dei Fenici schizzata da Omero, trovò un perfezionatore in Erodoto, seguito poi da Polibio, Livio, Virgilio, Cicerone e gli altri, che fornirono pure le basi ideologiche, ricorrendo all'ambiguità e ai trucchi narrativi un tantino scorretti.

Gli scrittori Latini propagandarono anche l'idea che i Cartaginesi avevano degli usi e dei costumi barbarici, come quello di sacrificare i loro bambini agli dei, e coniarono una serie di vocaboli come "cannibalismo", dopo la sconfitta di Canne inflitta da Annibale. Più tardi San Girolamo, oltre l'olocausto dei bambini Fenici, fustigava la poesia erotica punica, ritenendola perniciosa e dissoluta. Solo recentemente, si è cominciato a interpretare la funzione del Tofet come un'area destinata ad accogliere i resti dei bambini precocemente defunti.

Per Israele, i rapporti con i Fenici erano, economicamente eccellenti, quasi biologici, essendo Tiro una porta aperta sul mare e sul commercio mondiale dell'epoca, politicamente e teologicamente, invece, cioè ideologicamente, quasi catastrofici.

Capitolo VI: La Storia della Fenicia in breve (L'espansione Fenicia fino alla fondazione di Cartagine; dalla dominazione Assira a quella Babilonese; le guerre Greco - Persiane; Alessandro Magno; la Fenicia contesa tra Tolomei, Seleucidi e Armeni; l'impatto ellenistico sulla Fenicia; la Fenicia fino alla conquista Araba)

La Storia Fenicia, difficile da approfondire per l'assenza di testimonianze al riguardo, è quella di un popolo tenace che seppe ricostruire le sue città - stato con ardore rinnovato dopo ogni invasione. All'inizio del IV. secolo, ci fu un importante anche se effimero sviluppo politico. Arado e la sua nuova fondazione Tripoli, Sidone e Tiro si costituirono in Federazione con un parlamento con sede a Tripoli, ricordato da Diodoro Siculo; era il primo del suo genere in tutto il mondo mediterraneo orientale. Dopo Alessandro Magno, vi furono grandi cambiamenti, dovuti alle distruzioni, al dominio e al compromesso, che portarono ad un grande impoverimento culturale endogeno. La presenza di grandissimi personaggi come Zenone di Citium, Crisippo di Soli o Talete di Mileto, non fa dimenticare che la lingua greca si era imposta su quella fenicia e che la religione stessa, tanto temuta da Israele, si era convertita praticamente al culto degli dei greci. Successivamente, dopo un periodo di anarchia, la Fenicia conobbe un certo periodo di pace sotto gli imperatori romani e i primi imperatori cristiani. Beirut, Tiro e Sidono avranno lo statuto di colonie. Nel VI. secolo, un gruppo di perseguitati cristiani daranno vita nel Nord Libano alla Chiesa Maronita. Nel 630, gli Arabi conquistarono la Fenicia senza incontrare resistenze, dopo una trentina d'anni di saccheggi persiano - bisantini.

PARTE TERZA: Cartagine missionaria di civiltà

Capitolo I. L'insediamento Cartaginese (La fondazione di Cartagine e la mitologia occidentale; la città)

Gli annali di Cartagine sarebbero stati abbandonati dai Romani, dopo il rogo della città, a Micipsa figlio di Massinissa e, da questo trasmessi a Sallustio e servirono alla sua "Guerra Giugurtina"; ma il lavoro è rimasto incompiuto, e dei documenti non rimase traccia.

Cartagine fu probabilmente fondata come insediamento fenicio. Elissa - Didono vi trovò asilo e divenne regina, per sfuggire con un gruppo di fedeli al fratello Pigmalione, poco disposto a dividere con lei il potere a Tiro. La sua storia mitologica con Enea e quella con Jarba, re dei Massili e dei Getuli, terminate con il suo suicidio, stanno a mostrare comunque una donna forte adatta a regnare sul popolo cartaginese e che sarà oggetto di venerazione e di emulazione nei secoli successivi.

Cartagine conobbe la shoah e gli scempi ed è quindi difficile immaginare, a parte la forte emozione che stringe il cuore del visitatore, che questi luoghi racchiudevano il più ricco e più bel porto dei tempi antichi, descritto da Appiano. La città poteva contare più di mezzo milione di abitanti.

Capitolo II: Lo Stato Cartaginese (Le istituzioni; la cultura; il culto Fenicio - Cartaginese)

Il regime di Cartagine, che dapprima monarchico si tramutò in repubblicano, non arrestò per un momento il corso dei successi, in virtù della sapienza dei fondatori. Nell'ultimo periodo, i poteri del Senato, composto da rappresentanti delle ricche famiglie nobili, furono risicati dall'Assemblea del popolo per iniziativa dei Barca. Probabilmente lo stesso ordinamento si applicava agli altri centri cartaginesi.

Quel poco che è rimasto della cultura e dell'arte cartaginese testimonia la sua grandezza intrinseca e mostra in modo impressionante l'interconnessione del Mediterraneo e dei suoi popoli.

Capitolo III: L'Economia Cartaginese (Agricoltura: cereali, viticoltura; olio d'oliva; Industria: estrattiva e di trasformazione; l'artigianato; i cantieri navali; i sevizi: il commercio, la circolazione monetaria, le tasse, il sale)

I Cartaginesi in quanto fenici sono giustamente famosi come navigatori e commercianti; nessun altro popolo al pari di loro ha meritato, tuttavia, l'appellativo di missionari di civiltà, grazie allo sviluppo decisivo da loro impresso all'agricoltura, alla silvicoltura e alla zootecnia.

Al loro arrivo in Nord Africa, i Fenici trovarono un paese fertile ideale per i cereali, la viticoltura, l'ulivo e l'allevamento, ma sapevano anche conservarne la fertilità. Columella chiamava " padre dell'economia del paese" Mago, autore di un trattato di agronomia di al meno 28 volumi in lingua punica, scritti sulla base delle conoscenze precedenti e l'osservazione diretta.

PARTE QUARTA: L'Espansione Cartaginese

Capitolo I: In Africa (i centri cartaginesi in Tunisia, Algeria, Marocco e Libia)

Procedendo verso ovest, lungo la costa del Nord Africa, si elencano i centri punici. "Sic transit gloria mundi": molti centri sono oggi un sito archeologico (dove il più resta da fare) o sono luoghi morti. Ma tanti centri esistono ancora e rappresentano l'ossatura urbana del Nord Africa: Sousse, Tabarca, Bizerta, Jerba, Annaba, Constantine, Skikda, Melilla (Sp.), Essaouira, Rabat, Tripoli,etc. Di Tipasa, diceva Camus: "elle me donne l'orgueil de ma condition d'homme".

Capitolo II: In Occidente (Creta, Cipro, Spagna, Sardegna, Sicilia, Malta)

Troviamo una breve elencazione dei vari insediamenti fenici e cartaginesi, dei reperti ritrovati e della funzione che ebbero nella vita economica dei popoli punici.

PARTE QUINTA: Le Guerre contro Cartagine

Capitolo I: Le Guerre Greco - Cartaginesi (L'emigrazione greca in Cirenaica; la battaglia di Alalia; la battaglia di Himera; le guerre di Agatocle; le guerre di Pirro)

L'espansione fenicio - punica nel Mediterraneo era dovuto ad una sorta di sviluppo di una new economy basata sulla creatività, il commercio e le comunicazioni. Nel caso della Grecia, si trattò di una vera colonizzazione, inizialmente pacifica. Essa alleviò la pressione demografica in patria, ove l'aridità dei suoli in diverse zone del paese, l'arretratezza delle tecniche agricole e il latifondo non permettevano di produrre sufficienti mezzi di sussistenza a masse sempre più numerose. Inoltre, la colonizzazione greca è stata di derivazione eterogenea e multietnica; ciò la condurrà a riprodurre le stesse contraddizioni, le stesse lotte interne, ma anche la stessa vita politico - culturale della patria.

La vittoria di Alalia (535 a.C.), la prima vera battaglia nel Mediterraneo, segnò un punto di rottura nell'equilibrio commerciale che si era formato nei secoli precedenti tra Etruschi, Greci e Cartaginesi, il punto di discesa della breve parabola Etrusca, e l'apparizione della coalizione latino - cumana.

La sconfitta di Himera una cinquantina d'anni dopo diede a Siracusa gloria e ricchezza. Siracusa iniziò una politica espansionistica ai danni di Atene che dovette cedere le armi, più tardi anche a Sparta e ai Persiani. La lotta continuò contro Cartagine con esiti oscillanti e devastanti fino all'avvento dei Romani che approfittarono della congiuntura a loro favorevole.

Capitolo II: La Prima Guerra Romano - Cartaginese (le cause; la battaglia di Milazzo; la battaglia di Ecnomo; lo sbarco a Clupea e la morte di Attilio Regolo; la battaglia di Drepana; la battaglia delle Egadi; le ragioni della vittoria romana e le conseguenze; la Rivolta dei Mercenari)

La prima guerra sferrata da Roma contro Cartagine mirava alla conquista della Sicilia secondo un disegno strategico militare e economico. Cartagine non seppe né prevedere il pericolo romano, né contrastarlo con tutta l'energia necessaria, dovendo anche combattere contro le città della Magna Grecia, e affrontare le sollevazioni indipendentiste in Africa che cominciano a guardare con favore l'impero romano nascente. Da questo momento due saranno le costanti nella politica Nord Africana: guardare al nuovo colonialismo con favore contro l'antico e affrontarlo nella divisione e nel tradimento dei capi l'un l'altro, fomentato dai nuovi conquistatori. Per ora Mato contro Narrava, innamorati tutti e due della bella Salammbò, figlia di Amilcare, e che finirà suicida. Oltre alla Sicilia, Roma s'impossessa della Sardegna e comincia la pirateria lungo le coste africane.

Capitolo III: La Seconda Guerra Romano - Numido - Cartaginese (le cause; il periodo vittorioso di Annibale; la crisi; i rovesci; l'oligarchia cartaginese e il Partito della pace; la lotta tra i patrizi e i preparativi per lo sbarco in Africa; Massinissa conquista il trono della Numidia, protettorato Romano; la sconfitta di Zama)

Vent'anni dopo, Roma riapre le ostilità contro Cartagine per il possesso della Spagna dove i Barca hanno cominciato a ricostruire un nuovo impero potente. In un primo momento dovette subire soprattutto il genio di Annibale che inflisse pesanti perdite agli eserciti romani. Annibale non poté terminare la sua opera, più per l'opposizione politica in patria che per la bravura dei Romani. Ma i Romani seppero di nuovo assicurarsi l'appoggio dei Numidi che fu decisivo nell'ultima battaglia svolta sul suolo africano. Adesso per contendersi il trono della Numidia, troviamo Siface contro Massinissa, tutti e due innamorati della bella Sofonisba, figlia di Asdrubale figlio di Giscone e che finirà suicida. Massinissa sarà determinante nella vittoria romana di Zama contro Annibale e salirà sul trono di Numidia, sotto protettorato romano.

Capitolo IV: La Terza Guerra Romano - Numido - Cartaginese (la Shoah di Cartagine, il cannibalismo Romano)

50 anni dopo, Roma trovò ancora il pretesto, per Massinissa interposto, per cancellare definitivamente Cartagine che si opponeva ancora alla sua espansione in Africa. La città, che Massinissa sperava di avere come capitale del regno, fu rasa al suolo. Cartagine continuò a bruciare per 17 giorni consecutivi, per ordine di Scipione Emiliano. Gli Scipioni ancora oggi sono invocati nell'inno nazionale Italiano e ciò è, per noi, motivo di turbamento. " un lascito scavato, Phoenicia "

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Modificato: Il 12 ottobre, 2000


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